Le scuole di pensiero che apprezzo di più accostano il restauro del veicolo a quello di una vera e propria opera d'arte. Pertanto ogni traccia del passato va lasciata, anche se trattata al meglio per minimizzarla il più possibile. In tal senso la vernice originale va lasciata e le crepe richiuse con tecniche specifiche di restauro utilizzando vernici dello stesso tipo e qualità.
Auto che ha fatto scuola in tutto il mondo in tal senso è l'Alfa Romeo SZ del noto collezionista italiano Corrado Lopresto la cui linea di demarcazione segna il confine tra l'auto come ritrovata e l'auto restaurata con le tecniche prima esposte.
Va da se che un restauro simile può costare anche ben di più di uno completo e qui arriva l'interrogativo:
Vale la pena cimentarsi su di un restauro simile per una Vespa 50n peraltro non primissima serie del 63' ? Il mio punto di vista (e sia ben chiaro stravedo per questo modello avendone anche una identica dai miei 13 anni) è che questo tipo di approccio sia fin troppo esoso e complesso considerato il valore tutto sommato esiguo del veicolo e che sia molto più di soddisfazione un restauro completo ben fatto ed attento filologicamente a tutti i dettagli del veicolo.
Ma ovviamente lo scopo del mio intervento è sollecitare il dialogo esponendo i vari punti di vista a riguardo