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Calabrone

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Tutti i contenuti di Calabrone

  1. Gradirei anche eventuali apporti migliorativi ed anche le eventuali impressioni. Calabrone (GRAZIE)
  2. Calabrone

    Portatanica

    Ecco gradirei anche eventuali modifiche migliorative. Grasssiee Calabrone
  3. Calabrone

    Portatanica

    Realizzato in compensato marino,trattato con impregnante e 2 mani di cementite e successive 2 mani di vernice nera. Ancorato con 4 staffette e relative autofilettanti alla pedanina. Prevede tanica da 5 lt,olio 2t x 1lt e alloggiamento x batteria da 6 volt sostitutiva delle stilo x l'interfono. Si puo comunque mettere l'olio nel contenitore del Selenia che essendo piu basso fa aprire meglio lo sportellino. sx dx alto lo_zoccoletto_di...gigler quello_zoccoletto..di_gigler
  4. Calabrone

    Nuovo arrivato

    Si si ,quando la Nina2 e' in assetto da viaggio porto sempre la tanica appresso e l'accrocco che la tiene non mi farebbe appoggiare il tacco sulla pedanina,obbligandomi ad una postura infelice. Anzi adesso lo posto chissa' puo' interessare a qualcuno Ciao gigler
  5. Il resoconto del giornalista raider Attilio della sq. 9.30 composta da lui ,Calabrone ed highlander Tre Mari, avventura su due ruote La pioggia di giugno non ha fermato la Vespistica dalla Calabria alla Puglia Le mani insalsicciate in un paio di guanti da cucina gialli, i piedi foderati da buste di un cestino estroso quanto basta, e un maxi sacco da 75 kg indossato a mò di trench morbidamente destrutturato, di quelli in materiale povero che fa tanto cool: è questa la visione vagamente fantozziana apparsa dall’ altra parte dello spioncino di casa al mio ritorno. E vallo a spiegare poi, ai profani ridens che quando piove per davvero non c’ è abbigliamento tecnico che regga, e che l’ unica salvezza è la busta di plastica, meglio se di quelle belle spesse che non tracimano al primo movimento inconsulto tipo pedivellata per partire. Perché se c’ è qualcosa che di sicuro non dimenticheremo facilmente di questa Tre Mari 2006 è la pioggia di giugno. Che a differenza della romantica pioggia di marzo, ti stampa sul sorriso ancora incredulo da gitante allegro certi goccioloni come proiettili, dando la stura a soliloqui dalla scurrilità altamente irriferibile. Ma nonostante tutto, come si dice, siamo qui a raccontarla, e nel racconto, si sa, qualsiasi imprevisto acquista una dimensione epica, tanto da poterla sintetizzare così: è stata davvero un’ avventura! Una di quelle che riportano l’ andare in Vespa ad una dimensione d’ altri tempi, quando ogni chilometro percorso era fatica e conquista, segnato sui visi alla sera più che sugli spartani e approssimativi contachilometri. E di certo un’ impresa lo è stata per Stella e Ita, 11 anni ciascuna e 1000 km dietro al sellino di papà Oronzo e papà Fausto, la cui giovanissima età non ha ancora intaccato la riserva di pazienza che occorre per fare il passeggero, e per di più, sotto l acqua. E sono proprio loro, Stella e Ita, del Vespa Club Monopoli, le mascotte dell’ edizione 2006 della Tre Mari, simbolo di questa sorta di famiglia allargata che si è ritrovata dopo l’ esperienza dello scorso anno, quando dopo un’ assenza lunga 40 anni, il mitico raid è rinato grazie all’ impegno di due caparbi vespisti di lungo corso come Maurizio De Pasquale e Gianni Marasco. È cosi, se papà Oronzo lo scorso anno aveva portato con sé l’ altra figlia Santa, tredicenne, la banda angloromagnola del forlimpopolese Mughetti quest’ anno ha trascinato con sé un po’ di amici neozelandesi, subito ribattezzati il Tu Meke Team, arrivati via Londra con mogli al seguito, entusiaste di potersi abbandonare nel frattempo allo shopping made in Italy. Anche Gino, del Vespa Club Lecce, che tra un mesetto diventerà papà, non ha voluto rinunciare ad esserci, dopo aver condiviso lo scorso anno con Aurora, ed altri 70 vespisti, la propria luna di miele sulle strade della Tre Mari. In compenso, di coppie quest’ anno ce ne sono di altre: Maria e Marco, mitico web master del sito vesparesources.com, giunti fin qui da Perugia, e poi Grazia e Pietro, da sei anni in giro per raid e raduni, ognuno rigorosamente con la propria vespa, una 125Primavera lui, una 150Sprint lei, e poi, ad alzare l’ età media, il solito manipolo di catanzaresi giramondo capitanati da Fernando “u dutturi”; ed è proprio da loro che arriva il primo brivido, con Franco che precipita in una fossa d’ acqua degna dei cartoon di Willy il coyote, e dalla quale sembra non dover riemergere più. Da dove schizza su, invece, in equilibrio su una ruota, e così per altri 10,20,50, o chissà quanti altri interminabili metri, un’ impennata improvvisa che solo l’ esperienza riesce a controllare, riavviando per tutti noi tempo e respiro. Quanto a me, in sella alla vespa giallo/nera di Calabria Ora, anche quest’ anno ho fatto squadra con Emanuele, sempre prodigo di pazienza e consigli, un prezioso compagno di viaggio per tutta la compagnia, come avrà modo di accorgersi Marco sin dalla prima tappa: partenza dal c”chilometro più bello d’ Italia”, come definì d’ Annunzio il lungomare di Reggio Calabria, e via, attraverso gli incanti della Costa Viola, dove l’ esibizione nastro d’ asfalto sembra un miracolo strappato alla forza del mare. E a ricordarti che il mare è li, proprio un paio di metri sotto le ruote, la salsedine che invade il casco con il suo odore penetrante, regalandoti sensazioni struggenti. “Solo onde del mare”, la scritta su un balcone, mentre pian piano ci inerpichiamo verso il monte Elia, tornanti di montagna con vista a strapiombo sul mare che fanno dimenticare tutta la pioggia attraversata per arrivare fin qui. Un percorso che mette alla prova frizioni e motori, e che alla lunga, blocca Marco e Maria con un grippaggio a metà strada. Ma per fortuna, siamo vicini a Paola e al magico garage di Emanuele,(Calabrone) da dove spuntano fuori un cilindro ed un pistone, che Ranieri, altro nostro compagno di squadra, trapianta con veloce destrezza. Ultimi chilometri della giornata, e arrivo a Scalea, dove ci aspetta l’ ultima grandine di primavera. E come sempre, la fatica e le tensioni della giornata si sciolgono nei lazzi della cena, prima di affrontare i 350 km del tappone dell’ indomani, che dopo altre montagne, ci porteranno sullo Ionio, e giù fino a Lecce. Solito rito della vestizione di plastica al mattino, dopo aver scrutato i nuvolosi che stazionano perfidamente sul nostro percorso e poi su per Maratea, Trecchina e Lauria, attraverso un percorso fatto di quei tornanti che deliziano le papille guidatorie, e che piega su piega, ti invogliano a ridisegnare la strada. La pioggia per il momento ci ha graziato, ed è il caso di festeggiare con due fette spesse di pane casereccio imbottite di mortadella, uno di quegli spuntini che creano complicità, e che di certo a qualcuno di noi rimarrà impresso quasi quanto la madeleine di Proust. Si riparte con il solito andare lento che ti fa gustare la sensazione di sentirti parte di quel paesaggio silenzioso e selvaggio, e si arriva a Taranto che quasi non ci se ne accorge, accolti dalle svettanti torri dei complessi industriali. Un timbro, un caffè, ancora un’ ottantina di chilometri a cavalo tra la costa rocciosa e gli uliveti dell’ interno, e siamo trionfalmente in piazza Sant’ Oronzo, cuore storico di Lecce e capolinea della nostra tappa odierna. Kapai?, mi chiederà poi a cena David in lingua maori, anche lui visibilmente stanco ma raggiante, tutto bene?. E mi racconta con orgoglio di come sua moglie Sara Jane porti lo stesso cognome di Sir Edward Blake, colui che strappò l’ America’s Cup agli yankee, considerato ormai un eroe nazionale. E se per noi la serata finisce con la cena, nel furgone inglese di Andy c’ è ancora della birra sufficiente per uno di quei party carbonari di mezzanotte che ti lasciano con gli occhi gonfi al mattino. Siamo ormai all’ ultima tappa, quella che ci porterà a Bari, consegnandoci alle mani premiatorie di sindaco, responsabili FMI, e assessori assortiti, in un tintinnare di coppe e medaglie. Neanche il tempo di un abbraccio con la promessa di ritrovarsi, che ancora un altro temporale si avvicina; dobbiamo vestirci in fretta, altri 400 km ci separano da casa, e forse è un modo anche questo per sfuggire a quella sensazione di vuoto che come sempre ti prende alla gola quando tutto è già ricordo
  6. Calabrone

    Nuovo arrivato

    anche da Calabrone il benvenuto fra noi buon divertimento e a presto PS bello il colore della maggiore,forse xke' e' uguale alla mia eheheh nina2
  7. Onde evitare la polarita'+ attestata alla bobina d'eccitazione del relais,si uba interrompere il+. Perlinature ai contatti non se ne formano xke' il carico non passa attraverso ne il pulsante,ne la bobina bensi ripeto attraverso i contatti di potenza del relais stesso,da qui la sua principale funzione. La corrente necessaria all'eccitazione della bobina non e' un granche'. Adesso vado al lavoro cmq ti faro' avere i dati.Considera che l'ho messa un po + potente x ovvi motivi. Li puoi anche formare con una stecca di mammuth facendoci i passi di collegamento fra di loro,tanti x quante utenze ti serviranno I cavi grandi ti serviranno x mot avv e colleg. alla batt. te ne vieni avanti anche con un 2,5 mm/2 x poi attestarlo ai mammuth Arriva al musetto e puoi entrare anche nel bauletto attraverso il foro della freccia Poi ti puoi muovere come ti e' piu comodo
  8. Calabrone

    Raduno di Casarano

    C'hai vinto un raid sotto l'acqua, ingrato hahahah
  9. Conviene sempre interrompere il positivo come del resto fa la Piaggio con con il pulsante di avviamento. Il lampeggio stesso discorso cioe' che va ad alimentare il positivo della bobina del relais dove attraverso i contatti di potenza lascia passare la polarita+ x i fari gia a massa. batteria
  10. Odio le Arcobaleno....chissa' xke' vero Senatore?
  11. Alla chiave c'e' il capo di una bobina (Verde) e all'altro c'e' la massa che colleghi fra loro quando chiudi il quadro coneguentemente si STUTA (Spegne). Va bene pero' predisponilo x l'avv. elettr. come ti ho detto. quadro_x_adesso____
  12. Mi trovo solo qs foto. non fare caso agli altri fili guarda solo i colori x il faro. Le frecce con il faro non hanno niente che vedere. Purtroppo ti dovrei fare un album x il tuo caso, cmq cominciamo con questa. Calabrone colori_x_il_faro
  13. Gioiosi km allora Nebo63 Calabrone
  14. Scusa Horus x errore ho detto il 4 ma e' il 3 il mio. La massa sarebbe comunque unica. I 2 circuiti dovranno essere indipendenti. Ho anche eliminato l'alternata del clacson tagliando la basetta del pulsante xke' NC e l'ho fatta NA montando una basetta metallica che stabilisce quando push il pulsante.Chiaramente ho messo su un clacson 12 V/cc. Alla chiave porterai ad un capo il B+ e all'altro il G che farai passare x una spia che si dovrebbe spegnere quando e' in moto...o no? Prego Aeroib di farmi avere x favore una traduzione di quei 4 regolatori sono molto interessato (Grazie Fabio). Comunque se e' come penso io eseguilo cosi', se no procurati quello con C e lo fai tale e quale al mio, dove C e' al posto di G all'altro capo del quadro.Poi la V/cc sara' x i fatti suoi cosi facendo.Fammi sapere se monterai l'avv. elettr. x andare avanti con le modifiche. Calabrone clacson_x_horus
  15. Perfetto Fabio.Il mio e' il nr4
  16. Adesso ti tocca dividere V/ca da V/cc. Prendi il filo blu e mandalo al primo A a dx al secondo A mettici il Gr/V e questi siamo ancora in V/ca Dal B+ uscira' la V/cc x Batt. , Quadro e Relais Avv. preceduti dal fusibile. Il morsetto G non so se corrisponde al morsetto C del mio regolatore e qui chiedo lumi a chi conosce questo tipo di regolatore. Nel mio C e' l'altro V/cc che va a fare il + x la bobina relais avv. ,clacson 12 V/cc e chiude il quadro. Non ho lo scanner x mandarti lo schema modificato da me,pero' provvedero' buon lavoro calabrone
  17. Ma tu monti anche l'impiamtto di ricarica vero? Considera che io ho l'assorbimento dell'avv. elettr. e mi pare che anche tu hai intenzione di montare,cosi te lo trovi fatto...e con la sezione adeguata. Nei negozii di nautica si trovano sti ripartitori che sarebbero come una stecca di mammuth dove arriva l'alimentazione generale e tramite un ponticello unico puoi prelevare tensione da ogni sigolo morsetto.questo x evitare tanti fili in +. Stesso discorso x la massa,quindi uno x i positivi ed uno x i negativi. Ai capi dei ripartitori ci arriverai con il 4 mm/2 e da li uscirai con i fili da 2,5 mm/2 per collegare le utenze,faretti,trombe,ecc ecc. Caro Marco la V/Cc e' una brutta bestia ed e' meglio stare larghi nelle sezioni dei fili. a presto calabrone
  18. Calabrone

    Auguroni a GiPiRat

    Anche da parte mia ti faccio gli auguri di happy byrthday Emanuele
  19. Allora classici Rosso e Nero (Io li ho messi da 4 mm/2 ) Per la massa ho usato sia lo chassis che il motore (Sempre meglio) Dalla batteria poi mi andrei ad attestare con un ripartitore di tensione che si usa nella nautica (Bello inox) e da qui alimentare le utenze. Lo potresti collocare nel bauletto visto che e' da li che partira' tutto. Fra l'altro quei ripartitori sono dotati di fusibile che potrai scegliere in base all'assorbimento.Individua sempre il positivo con filo rosso e nero x massa scusa la ripetizione ma e' x consigliartelo come principio da seguire for ever. Calabrone
  20. Questi i Nr desunti dai 3 cataloghi in mio possesso P125x dal '79 all'83 e valgono anche x 150 e 200 Ant. 174033 Post. 74480 Px125E,150 e 200 Arcobaleno dall'83 al '95 Ant. 177444 Post. 194433 Px125,150 e 200 Arcobaleno dal '95 in poi Ant.242195 Post. 242772 ma gli Arcobaleno davanti sono autoregistranti....regolati!!!! A disposizione Calabrone PS Il tamb. ant. ha 1 cuscinetto a sfere ed 1 a rulli + parapolvere il post. ha solo il 1000 righe....OKKEY ???
  21. dammi il mod. e l'anno, Calabrone
  22. Totalmente DIFFERENTI Calabrone
  23. Secondo me ....con te!! Calabrone....!!!!!
  24. Sapessi quant'e' che lo cerco!!!! Calabrone...ricercone!!!!
  25. Vedro' di venire con Giovanna (Quasi sicuro) Calabrone
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