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Su pieromar
- Compleanno 07/11/2009
Informazioni Personali
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Città
Anversa degli Abruzzi
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Le mie Vespe
vespa 50 Special 1977, Px 125E 1983.
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Reputazione Forum
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Mi hanno prestato per qualche giorno una VM1T, mi sono offerto di dargli una ripulita e metterla in moto, visto che da almeno vent'anni è ferma. Ho ripulito il carburatore, la candela fa scintilla, ma non parte. Se metto benzina nel cilindro fà qualche scoppietto ma poi niente, inoltre quando spingo sul pedale per la messa in moto sento che slitta come se premessi la frizione ma non sempre lo fà a volte ingrana bene. Penso sia la frizione consumata. Allego delle foto spero che qualcuno mi dia indicazioni su quello che non và nel restauro eseguito piu di trenta anni fà.
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Ciao, ho px125e mi sono accorto che se lascio il manubrio quando sono in marcia la vespa tende a tirare a sx, gli ho cambiato la forcella con una con il disco, ha le gomme e i cerchi nuovi, non so se aveva lo stesso difetto prima del cambio della forcella perchè non ho mai provato a lasciare il manubrio in marcia, inoltre ho notato che se guido con una mano, a ogni dosso della strada il manubrio non rimane fermo ma oscilla, la guida con tutte e due le mani non è tanto precisa, come mi distraggo un pò tende a tirare verso sx. A che può essere dovuto questo difetto? la scocca storta o la forcella? esiste un modo per vedere l'allineamento delle ruote?
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Bella foto, il tempo passa le cose cambiano, speriamo di continuare a documentare questi cambiamenti per altri 30 anni.
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No la simca rally 1 era di uno zio, non esiste più purtroppo.
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nella foto vecchia io avevo 17 anni e mio padre 50, nella foto nuova io ho 50 anni e mio figlio 17, la vespa è la stessa ha solo cambiato colore e ha 35anni, mio figlio si è appassionato alla vespa più di me, il fascino della vespa non ha età, è molto invidiato dai suoi compagni per la vespa, ciao.
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Io uso prevalentemente il px125e, ma ho anche una 50 special che ogni tanto faccio sgranchire.
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I fatti risalgono tra febbraio e giugno del 2010, chissà per Roma quante vespe abbandonate ci sono.
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Da anni passavo per la stazione Tiburtina, a Roma, per andare a prendere il trenino per Fiumicino, un giorno cambiai il solito itinerario e andai a passare in Via G. Mazzoni, dove vidi, dietro a dei secchioni per l’immondizia, sotto un alberello, e tra i pullman dell’Acotral, una Vespa bianca, mi sembrava una Vespa piccola, aveva un parabrezza trasparente, parzialmente rotto, la ruota posteriore un pò sgonfia, tracce di ruggine sulla carrozzeria, ed era sporca di escrementi di uccelli. Pensai “ma che sta a fare questa vespa qui?”. Dopo cinque giorni, il turno dopo, ci ripassai apposta per vedere la Vespa, e notai che era un PK125E, mi informai su internet e risultò che la PK125E non esisteva, o meglio esisteva ma non era come quella. Il turno dopo guardai attentamente la scritta e notai che era PX125E. Solita ricerca su internet ed ecco svelate tutte le caratteristiche della vespa abbandonata. Una volta soddisfatta la curiosità dimenticai la vespa. Dopo parecchi mesi, forse anche più di un anno, ripassai in quella via e mi accorsi con stupore che nello stesso posto di tanto tempo prima giaceva ancora, abbandonata a se stessa la Vespa. Era ulteriormente invecchiata ma conservava ancora intatte tutte le sue parti, come se nessuno avesse il coraggio di toccarla, era nella stessa posizione in cui me la ricordavo. Mi annotai il numero di targa, sperando che mi sarebbe servito ad avere ulteriori notizie sulla Vespa, e così tramite visura al p.r.a. riuscii a risalire al nome del proprietario. A questo punto che fare? Cominciava a ronzarmi in testa l’idea di salvare quella Vespa da un destino certamente letale, ma non volevo avventurarmi nell’impresa, che ritenevo troppo dispendiosa. Una sera a casa mi venne in mente di cercare il proprietario della vespa con facebook , niente, solo persone che avevano lo stesso cognome ma nessun omonimo. Mandai qualche messaggio a caso e restai in attesa. L’attesa durò alcuni giorni, si fecero vivi due contatti, uno era il fratello e l’altra la cugina della persona che cercavo. Dopo alcuni giorni avevo il nr di telefono del proprietario della vespa. Dovevo solo decidermi a telefonare, pensavo a tutti i problemi che mi comportava l’acquisto della vespa, primo tra tutti il trasporto a casa. Una sera telefonai in orario educato, per non irritare. Mi rispose un signore che sapeva che lo stavo cercando e che disposto alla vendita, mi diceva che tra qualche giorno mi avrebbe richiamato. Ero in viaggio per Roma, sul Pullman, squilla il telefono, era lui il proprietario della Vespa. Mi chiese 1300 euro! Restai un attimo senza pensare, poi mi svanì il pensiero di comperarla, erano giorni, ormai che stavo pensando al suo restauro e già gustavo i lavori che avrei potuto fare a quella Vespa per farla tornare agli antichi splendori, per ridarE dignità al suo nome e alla sua storia, per passare momenti di soddisfacente operosità, per dilettarmi nei lavori di restauro. Ma quella richiesta mi soppresse tutto. Ringraziai e gli dissi che quella cifra non rientrava nelle mie volontà di spesa e salutai. Lui mi disse “Ma allora quanto mi puoi dare?” risposi “non più di 400 euro”, lui rilanciò: “Ma a 600” – “ ti faccio sapere”gli dissi e ci salutammo. Dopo alcuni giorni mi decisi a elevare l’offerta a 500 euro, anche perché avevo sentito alcuni restauratori i quali mi avevano consigliato di fare l’acquisto. Posi una condizione, gli avrei dato 500 euro se la Vespa me l’avesse consegnata marciante. Accolse l’offerta. Un pomeriggio di Giugno, con mio cognato e mio figlio, partimmo per Roma, con un furgone, per andare a sottrarre la Vespa dal quella condizione indecente e immeritata in cui si trovava. Dopo alcuni tentativi di farla ripartire, il proprietario si arrese e cedette alla mia richiesta di scontarmi il prezzo di 100 euro. Mi spiegò che quella vespa lui l’aveva prestata ad un suo amico due anni prima e che da quel momento non ne aveva avuto più notizie, se la ricordava in buone condizioni e per questo mi aveva chiesto quella cifra esagerata, non se lo immaginava che stesse in quel posto e in quelle condizioni. Poco prima che facesse buio arrivammo a casa, erano più evidenti i segni della sofferenza patita, quel lerciume tipico dei barboni metropolitani, quel senso di grigio e sudicio, i segni di giorni e giorni passati a raccogliere smog cittadino ora si vedevano tutti. Cominciai a lavarla, man mano che strofinavo tornava a far bella mostra di sé la vernice che sembrava conservata da quella pellicola di unto e polvere catalizzati, e in effetti appena asciutta, si presentava in buone condizioni. Qualche ritocco alla vernice e via.
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