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CONCORSO: Il più bel reportage


horusbird
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ADMIN

Visto che siamo nel pieno delle ferie estive e che molti di noi andranno a farsi un bel viaggio in Vespa, abbiamo deciso di indire un concorso per il più bel reportage di viaggio o mini-racconto!

 

Chi vuole partecipare dovra' raccontare comprimendolo in un unico post (lungo quanto necessario) la sua esperienza di viaggio completandola possibilmente con qualche foto e, alla fine della stagione, lo Staff di VR deciderà chi e' il vincitore.

 

La data ultima per presentare il proprio racconto e' fissata per martedi' 20 settembre 2011

 

In premio per chi verrà giudicato il migliore ci sarà un kit VR composto da:

 

1 Polo ricamata VR

1 Kit completo di adesivi VR

1 Toppa ricamata VR

 

Il mini-racconto del viaggio andra' inserito all'interno di questo post e non sara' possibile inserire commenti ne risposte (i moderatori provvederenno eventualmente a rimuovere post fuori tema).

 

Grazie a tutti, buone vacanze in Vespa e che vinca il migliore! :ciao:

 

 

Per commenti e quant'altro postate qui: ;-):mavieni:

 

http://www.vesparesources.com/off-topics/44554-concorsi-estivi-2011-a.html

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  • 2 weeks later...

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La prima vespa che ho mai guidato, in un giorno di tardo autunno, era un nuovo modello, all’epoca: una Vespa PK 50 Rush – di sicuro vitaminizzata – di proprietà di mio cugino di secondo grado che me la prestò, con noncuranza, per andare in paese. Feci tutto da solo, senza casco rigorosamente (allora si poteva, mi pare). Per primo l’accesi litigando contemporaneamente con frizione, acceleratore, comando dell’aria e pedivella. una volta accesa, trionfante, la diressi verso la lunga discesa in cemento che collegava la mia casa alla strada provinciale (prima, folle e fuorigiri, terza, seconda, terza, terza sfrizionata e fuorigiri, quarta). Appena presa velocità, quello fu il momento in cui non seppi più cosa fare. Fu quella anche la mia prima caduta.

 

IL LUOGO DEL MISFATTO

 

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Gran parte della mia adolescenza, invece, si svolse in sella ad uno degli ultimi modelli PK 50 mai prodotti, una Vespa FL 2, chiamata da alcuni Vespa V a causa di uno stemma sul bauletto che recitava: “V - è vespa”. Un amico pieno di umorismo mi fece notare che avevano dovuto scrivercelo, dato che non somigliava per niente ad una Vespa. Pirla.

 

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Segnava 5000 chilometri quando me la portarono a casa in un giorno di inizio luglio. Il precedente proprietario era un vecchio contadino che si chiamava Pica. Andava malissimo. un 75 DR la sistemò. Quel motore fece 30000 chilometri, quasi tutti nella vallata del fiume Vomano, in provincia di Teramo, a metà strada fra il mare e le montagne, dove risiedevano allora i miei interessi.

 

LA SCUOLA

 

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IL TABACCAIO

 

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LA PIAZZA

 

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Vent’anni dopo ci sono tornato con la famiglia e la mia “nuova” Vespa 90, chiamata in confidenza penna rossa.

 

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e la storia continua…

 

 

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  • 2 weeks later...
  • Administrators
ADMIN

Fatevi sotto ragazzi ..... nessuno che voglia tentare di vincere per il miglior reportage oltre ad elwally ? :roll:

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MODERATOR

Di viaggi non ne ho fatti molti, e nell'unico posso dire che la mia vespa si è voluta mettere alla prova facendomi cambiare cavi, bobine e altro.

Eccola lei il giorno che arrivò a casa mia.

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Inizialmente tutto filava liscio, la sua coppia nonostante fosse 50 cc mi faceva restare a bocca aperta, e non solo a me ma anche ai miei amici quando vedevano come si mangiava in 3* le salite più ripide. Il suo nome era in effetti azzeccato: Specialina.

Passano pochi mesi, iniziano i problemi: il primo giorno dell'anno la mia specialina ad un incrocio decide che la frizione mi deve lasciare proprio mentre metto la prima e sto accelerando per non farla morire, facendomi sbattere contro il si di mio fratello, piegando la parte bassa dello scudo. Io non mi arrendo, si inizia l'operazione "Frizione " sulla mia specialina con una 3 dischi con molla polini.

Il mio primo viaggio di 150 km è stata un'esperienza emozionate, e come mi diceva mi pare duecentorally o dobadi, con il 50 originale i km si sentono. In effetti, stanco morto, con il posteriore a pezzi , diversi imprevisti, la vespa che bolliva per quanta strada aveva fatto,quando arrivai a casa iniziai subito a progettare un altro viaggetto che non si sarebbe mai avverato: arrivare sino a bari in vespa per assistere alla partenza della Tre Mari.

 

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Arriva il 125, tanta potenza rispetto al 50cc, ma in compenso il doppio dei problemi: vespa instabile, carburatore rovinato,ecc. Arriva in una notte, trasportata da un camioncino, dopo 6 anni di letargo nel garage di mia zia sotto un telo, in attesa che venisse utilizzata.20 pedalate, con la benzina vecchia, è stata la medicina per farla accendere. Ma io non sapevo che per accenderla nuovamente avrei dovuto fare nuovamente 20 pedalate o 50 m in 2*. Il suo nome era : Bastarda.

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Eccomi il 28/08/2011 ecco per andare ad un raduno mi faccio 25 km. Arrivo li, inizio a conoscere altri vespisti di vr, e ci facciamo un'altra 30 km per la sfilata. Finito il raduno, loro sono andati a farsi il bagno ad acquaviva delle fonti, io più lontano per macinarmi altri 20 km. Ritorno a casa significa altri 44 km.

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La mia vespa ha imparato a stare dietro a degli scooter modificati, ma io ho imparato a stare dietro di lei. Per guidare uno scooter basta la mano destra per accelerare, per la vespa oltre alla mano destra, mano sinistra e piede destro ci vuole anche un cuore per saperla comandare.

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Ciao ragazzacci di VR.. sono rientrato proprio in questi giorni dopo circa un mese che le S83 hanno percorso circa 5000 km..

La destinazione dove mi sono diretto quest'anno, a differenza dei soliti posti settentrionali che bazzico, mi ha spinto al centro sud, per vari motivi...

 

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Sono saltato sul mio pe 225 il 4 Agosto all'alba da Cerreto Guidi (FI) per schiaffarmi circa 400 km in direzione delle Marche... aperta parentesi....alcuni amici hanno un ristorante vicino a San Benedetto del Tronto e nel periodo estivo bulica di gente da servire e mettere a tavola; mi avevano chiesto una mano e non mi sono tirato indietro... chiusa parentesi... l'itinerario scelto per l'andata non è stato del tutto lineare ma ho toccato alcune località per me inesplorate che di seguito vi elenco:

Cerreto Guidi - Arezzo - Anghiari - San Sepolcro - Valico di Bocca Trabaria - Gola del Furlo - Senigallia - Statale Adriatica e rotta a sud.

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Ho fatto sosta pranzo nella gola del Furlo veramente una gola particolare e suggestiva, ripartendo subito dopo una piada e una birra.

 

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gli ultimi 100 km sono stati un po' estenuanti causa caldo e traffico intenso ma sono riuscito ad arrivare..(grande festa al mio arrivo).. il 7 mi sono fatto il raduno di Pagliare che dista pochi km dal ristorante, conoscendo nuove persone tra cui il presidente del vespa club Mantova, organizzatore della 1000 e incontrando vecchi amici di Morciano e Igea Marina.

 

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PENSATE CHE IL TOUR SIA FINITO QUI? VI SBAGLIATE E' APPENA INIZIATO...

 

Dopo circa una settimana di lavoro al ristorante, un amico mi dice che sarebbe venuto a trovarmi per percorrere il vero itinerario dell'anno.

Quindi l'11 di agosto saluto tutti e mi dirigo verso le grotte di Frasassi passando per il lago di Fiastra e Acquacanina..

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appena ritrovato con il mio amico decidiamo di visitare le grotte per poi spingerci sui sibillini, Castelluccio, Amatrice, Campotosto, L'Aquila, Campo Imperatore, giù fino alla Maiella, est verso Pescara e poi di nuovo statale Adriatica verso Foggia Gargano...

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Partiamo dai sibillini che sono dei monti a dir poco affascinanti con i sui altopiani e a Castelluccio il bosco a forma di Italia.. veramente bello e con i suoi camping free è veramente un toccasana...

Scendiamo all'Aquila per visitare le terre terremotate... una città deserta con cumuli di macerie ancora ai lati delle strade e edifici praticamente tutti puntellati... una vera tristezza.. riprendiamo il nostro cammino verso il Gran Sasso d'Italia, Campo Imperatore, a dir poco spettacolare e mozzafiato immersi nella natura a 360* vallate immense dove non si riesce a capire dove sia la fine e nemmeno se esiste una via d'uscita.. fantastico.. facciamo sosta a Caramanico Terme immersi nel parco nazionale della Maiella e ripartiamo al mattino in direzione Campo di Giove e Valico della Forchetta risalendo da Guardiagrele, dove passiamo a salutare un caro amico e ci dirigiamo a Ortona per passare un'altra nottata prima di arrivare per ferragosto sul Gargano.

I due giorni seguenti li passiamo appunto a Mattinata vicino a Vieste sul Gargano per poi il 16 riprendere il viaggio verso nord su statale Adriatica a volte autostrada e superstrada, fino a tornare nuovamente a Casa.. 800 km in un giorno... ;)

 

l'ultima settimana di agosto invece ce la siamo passata sull'isola Elbana per goderci un pò di riposo... :P

 

grazie dell'attenzione e spero che vi piacciano le foto

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  • 2 weeks later...

Buona giornata a tutti.

Seguendo il consiglio di nick89, posto il resoconto di un giro che ho organizzato il 23 e 24 Luglio di quest'anno...

 

 

1* Raid dei Passi

 

Ogni qual volta mi ritrovo a dover decidere di andare a riposare il giorno prima di un'uscita in Vespa, tendo a perder tempo indolentemente fino a orari impossibili, fingendo di preparare lo zaino, ricontrollando mentalmente il percorso da effettuare, visionando un'altra volta la situazione meteo.

È già tutto in ordine dal giorno prima, ma mi trascino comunque per casa mentre il resto della famiglia dorme il sonno del giusto ormai da ore.

Quando finalmente riesco a decidermi e mi butto a letto, è ormai l'alba.

Mi addormento di botto, ma vengo svegliato quasi subito da un rombo assordante: un tuono!

Mi trascino alla finestra, apro il balcone e do un'occhiata: cielo nero di nuvoloni carichi di pioggia, fulmini, lampi e saette...

 

E ti pareva!

 

Scendo in cucina per prepararmi per lo meno un litro di caffè e sento il cellulare squillare: prima un paio di sms, poi delle chiamate...

Sono gli altri bulicci che mi avvertono della situazione meteorologica... come se non me ne fossi già accorto.

Non rispondo a nessuno: in effetti non so neanche come mi chiamo, e sarebbe improduttivo, probabilmente pure controproducente, cercare di creare un dialogo sensato con qualcuno prima di essermi ingollato tutto il contenuto di una moka da tre.

Ripenso a un detto di una vecchia cariatide del Forum:

 

Il Vespista non è solubile in acqua, ma se piove gli girano comunque alquanto le palle”.

 

Vabbé, chi se ne frega, penso fra me e me...

Vado a recuperare la tuta invernale completa e mi fermo un attimo a riflettere se possa essere il caso di prendere anche l'imbottitura... ma si, va, che piegata con cura occupa comunque poco spazio nello zaino.

Baci e abbracci, saluto la famigliola bella ed esco con la Vespa dal garage: mia moglie mi guarda sconsolata, con uno sguardo del tipo ”... ma chi me l'ha fatto fare di sposare uno così...”.

Alzo il pollice guantato e le ricordo della firma congiunta sui conti nel caso di una mia prematura dipartita... con l'altra mano, mentre lo dico, mi tocco la palle, che non si sa mai.

 

Parto finalmente sotto la pioggia battente, come sempre in clamoroso ritardo... ormai è assodato che come organizzatore di questi improbabili Raid vespistici io debba arrivare all'appuntamento per lo meno mezz'ora dopo l'inderogabile orario personalmente fissato con mesi d'anticipo.

Li trovo ovviamente già tutti in attesa, fuori del Bar da Stefano: vengo apostrofato in malo modo fin da subito.

Son contento anch'io di vedere quelle brutte facce; dopo esserci vicendevolmente mandati a fare in culo per un paio di minuti, li accompagno a fare colazione... avevo fissato la partenza alle 10, e alle 10 e 20 avevamo appena cominciato a ordinare caffè e croissant.

Fra le altre cose, si aspettavano notizie da un tipo con una GTR azzurra, presumibilmente perso a metà strada sotto un nubifragio.

 

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Alle 11 e 30, ormai arrivato anche Fabrizio, dopo esserci sbafati "Gondoete" e toast, caffè e succhi di frutta, dopo aver ascoltato i discorsi degli anziani avventori del locale mentre bestemmiavano di gusto commentando le giocate a briscola bevendo bianchi a profusione e dopo che Stefano ci sorprende tutti non facendoci pagare l'abbuffata, decidiamo per la partenza.

A Sud il cielo è ormai azzurro, il sole illumina le foglie bagnate degli alberi facendoci strizzare gli occhi: una bella giornata estiva, insomma.

A Nord il cielo non esiste: le montagne non si vedono, coperte da un impenetrabile strato di nuvolaglia nera... siamo fottuti, irrimediabilmente.

 

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Quindi, partiti!

 

Siamo in sei: io con la P200E, Fabrizio con la “sua” GTR, Mauro con il PX150 My scatalizzato soprannominato “Grippo ma non mi muovo”, Davide con un PX da performance che se ce l'avessi io mi sarei già schiantato da un pezzo, Giacomo con una GT originale degli anni '60 e infine, ma non per questo ultimo, Filippo con una ET3 Primavera da pista con gomme slick praticamente alle tele... l'ideale, per il tragitto che ci aspetta.

Partiti, dicevamo, verso un'accozzaglia di nembi scuri poco promettenti, verso la valle del Piave in direzione Belluno.

Appena usciti da Castelfranco troviamo la pioggia; fin da subito acqua, quindi, che ci accompagnerà per buona parte dei chilometri percorsi nelle sue diverse accezioni: liquida, solida e gassosa.

La sinistra Piave risulta discretamente pallosa da percorrere in Vespa, ma la strada bagnata e una velocità prossima ai 90 chilometri all'ora mitigano la noia del trasferimento.

Devo rallentare un po' perché la “Grippo ma non mi muovo” di Mauro non ce la fa; in ogni caso raggiungiamo in poco tempo la Valle del Mis.

Ci troviamo a percorrere le simpatiche lunghe gallerie in curva senza illuminazione che caratterizzano la litoranea del lago praticamente alla cieca: prima pausa per un paio di foto, sempre sotto una pioggerellina insistente.

 

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Vista l'ora, propongo una pausa spritz al vicino Bar della Soffia ma nessuno, incredibilmente, la prende in considerazione: resto del tutto basito, ma mi adeguo e ripartiamo verso Gosaldo e il Passo Cereda.

Continua a piovere, il manto stradale fa schifo, alle curve non sempre corrispondono delle contro curve... insomma, cominciamo a tirare qualche dritto.

A mio avviso, se ci fossimo ingollati tre o quattro spritz come proposto, il tragitto avrebbe preso sicuramente una valenza meno pressante... tant'è.

Un po' prima di raggiungere il Passo la pioggia smette di infastidirci: riusciamo a farci qualche scatto in tranquillità, e poi via, in discesa, con la prima trance di tornanti su pendenze di tutto rispetto.

 

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Un attimo di disattenzione, un ritardo nel scalare la marcia, e ci si ritrova per il lungo della curva, sperando non scappi anche l'avantreno...

Arrivati a Fiera di Primiero, il primo rifornimento di carburante; poi, dopo pochi chilometri, mentre esce il sole fra le nuvole, troviamo una bettola e decidiamo di fermarci per pranzare.

 

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Erano già le 14 e 30, forse anche le 15: cerchiamo di convincere le proprietarie del locale a prepararci comunque qualcosa di buono, o almeno riscaldarci quanto rimasto in cucina.

Ci spazzoliamo primo, secondo e contorno... delle ottime tagliatelle con i porcini, uno squisito gulash piccante che continuerò a ruttare per tutto il resto della giornata, formaggio fuso e vino bianco, ma solo un paio di bicchieri a testa, che in Trentino controllano il tasso alcolemico anche di giorno (sic!).

 

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Ci si riveste e ci si rimette in strada, verso S.Martino di Castrozza e Passo Rolle.

Un po' piove, un po' no... un tempo infame per andare in Vespa, insomma: in ogni caso c'è una quasi assenza di traffico, e la cosa ci permette di raggiungere la meta in poco tempo.

Quando mancano pochi tornanti al Rolle, fermi a un tornante ad aspettare come al solito Mauro, veniamo abbordati da un paio di brutti ceffi in Ducato: ci chiedono se siamo noi quelli che dovevano organizzare un Raid dei Passi in Vespa...

Li guardiamo con sospetto, cercando adesivi della “Neuro” attaccati sul furgone.

Rispondiamo comunque di no, non sappiamo di che cosa stanno parlando.

Ancora qualche minuto e finalmente scolliniamo: scendiamo dalle Vespe e ci prepariamo per la foto di rito.

 

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Qualche adesivo incollato saltando il più in alto possibile sul cartello e poi di nuovo via, verso il Valles, un bel po' in ritardo sulla tabella di marcia.

Giù di corsa fino al bivio, un tornante dietro l'altro e poi di nuovo in salita.

Non piove più, ma la giornata si presenta comunque orribile: il cielo è coperto e fa freddo.

Oltretutto la strada ha una asfaltatura che fa pietà; aggiungendo pure il fatto che è asciutta sui rettilinei e irrimediabilmente bagnata in curva, ci si può rendere conto del comune stato emotivo.

Raggiungiamo il nuovo Passo e parcheggiamo le Vespe.

Prima di entrare nel rifugio del Barba cerchiamo di immortalarci insieme al solito cartello: ma è mal posizionato, in pendenza, e sull'erba bagnata del ciglio strada più d'uno scivola cadendo a terra...

 

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Siamo un po' stanchi, in effetti, e ci vuole un diversivo.

Entriamo al caldo nel locale, ci spogliamo finalmente di tuta e casco e ordiniamo un giro di grappe aromatizzate.

 

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Fabrizio attacca quasi subito bottone con la figlia del gestore, adducendo scuse improbabili... ma che cos'è quest'oggetto, ma come funziona, ma che carino, ma fammelo provare, ah che bello, non mi era mai successo così prima d'ora, che esperienza entusiasmante...

Un asilo infantile, insomma.

 

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Ci stiamo rilassando, ma mancano ancora diversi chilometri all'Ostello... è ora di rimetterci in marcia.

Quindi via di nuovo, di corsa, in modo da anticipare la partenza di un gruppo di centauri in Ducati che ci rallenterebbero di sicuro sui tornanti; siamo comunque giù in un batter d'occhio, e prima di raggiungere Falcade, Fabrizio ci suggerisce un'altra digressione alcolica.

 

“Chi ha mai assaggiato la grappa al latte?”

 

Una scusa vale l'altra, ovviamente... poteva essere qualsiasi altra specialità: dopo la sosta al bar d'un campeggio d'alta montagna caratterizzato da roulotte con pre-ingresso in legno ci si avvia finalmente verso Agordo.

 

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Arrivati in paese forzo anch'io una sosta a un supermercato, scendendo a comperare qualche bottiglia di Poretti doppio malto, la famosa fottuta birra ai cinque cereali.

E finalmente s'arriva alla meta della giornata: l'Ostello della Gioventù della Valle Imperina.

Parcheggiamo le Vespe a ridosso della costruzione principale dopo averle spostate a motore spento attraversando il ponte coperto sul Cordevole, dentro l'area protetta del Parco Nazionale dei Monti del Sole.

 

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Subito dopo entro e contatto il supervisore della struttura.

È visibilmente soddisfatto del nostro arrivo, ormai aveva perso quasi ogni speranza di vederci, e mi aggiorna immediatamente: camerata in ordine, tre letti a castello già dotati di cuscino, federa, lenzuola e coperte, docce pulite e acqua in temperatura, cena servita per le 20, of course...

Un lusso.

Persino troppo, mi viene rinfacciato, per essere un Raid organizzato da me... ormai tutti si erano abituati a sciatterie varie, e questo salto di qualità un po' spiazza la combriccola.

Sono ormai le 19, ma ce la prendiamo comunque con calma, essendo gli unici avventori di tutta la struttura.

Per forza: con un fine settimana del genere, la gente normale se ne sta tranquillamente a casa... figurati se qualcuno sano di mente pensa di affrontare un viaggio del genere, in Vespa, poi!

Fra lazzi e frecciatine, battute e cazzate varie, per le 20 siamo puliti, vestiti di tutto punto e irrimediabilmente affamati... finalmente si mangia.

 

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Un abbondante primo piatto di tortellini, per secondo un pastin con contorno di verdure alla griglia, il tutto innaffiato da un corposo vino bianco.

Della bottiglia di grappa consegnata come digestivo rimane poca cosa.

Alla fine del pasto siamo pieni come non mai, tanto da chiedere di poter mangiare il dolce finale la mattina a colazione...

Ci alziamo dal tavolo; qualcuno prende la via della sala comune per guardare una corsa motociclistica alla televisione, i più si dirigono in camera.

Fuori, intanto, continua a piovere a catinelle...

 

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Solo quando giunge il momento di salire al “secondo piano” del letto a castello, mi rendo conto che è letteralmente una vita che non dormo su di una simile struttura: dai tempi della naja, se vogliamo essere precisi.

Per la miseria: me lo sento... questa notte, con tutto quello che ho bevuto, se mi scappa di andare in bagno, di sicuro mi fiondo per terra e mi rompo l'osso del collo.

Ma sono fortunato: sopra un armadio ci sono delle protezioni anti-caduta per bambini... le posiziono a destra e a manca del letto, che non si sa mai, e mi abbiocco di colpo.

 

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Qualcuno riferisce che a notte fonda abbia comunque cacciato un paio di craniate sulle protezioni, maledicendo improbabili entità superiori ad alta voce!

Io, a esser sincero, non ricordo di aver fatto nulla di ciò... non ricordo neanche cosa stessi facendo nel bagno delle donne la mattina dopo, in effetti!

 

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Il risveglio, come da copione, è in clamoroso ritardo.

Ci era stato raccomandato di scendere per la colazione non più tardi delle 9, e alle 8 e 50 ci trovavamo ancora tutti sotto le coperte...

Giù dalle brande alla velocità della luce, ci fiondiamo in sala da pranzo: tè, caffè, latte, croissant, fette di torta, panini, burro, miele, cioccolato e marmellata, più il crostino lasciato dalla sera precedente...

Solo dopo esserci abbondantemente riempiti di cibo diamo un'occhiata al panorama esterno...

Fuori la giornata è veramente terribile: cielo plumbeo, nuvole basse, pioggia senza soluzione di continuità, 10*C...

Piove, e di brutto, anche: nuovamente fottuti.

E pensare che il meteo, controllato il giorno prima della partenza, prometteva un netto sicuro miglioramento per la giornata di domenica.

 

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Torniamo in camerata, mettiamo in ordine e cominciamo a vestirci: alle 10 siamo pronti, salutiamo il personale dell'Ostello e ci avviamo alle Vespe.

Si riparte, quindi: verso Agordo, poi Alleghe.

Prima di raggiungere il centro di Caprile noto un cartello stradale con indicata la temperatura: 8*C.

Facendo i debito conti, partendo dal presupposto che l'altitudine in quel punto fosse circa 1.000 metri, sui 2.000 e passa del Falzarego, e ancor peggio sui 2.200 del Giau, la temperatura quasi sicuramente sarebbe stata prossima allo zero.

Mi fermo a lato strada e lo faccio notare alla compagine di sbalestrati: ce la sentiamo di affrontare una probabile nevicata in alta quota?

Vengo malamente apostrofato per essermi fermato e aver perso tempo facendo domande idiote: e allora via, verso la salita al primo Passo della giornata.

Mi faccio prendere dalla foga del momento, riuscendo persino a tirare un dritto in salita, in un tornante a destra.

Mi consola il fatto che con me escono di strada anche altri due... tanto per far capire quanto si stava tirando.

Quando raggiungiamo le gallerie ci fermiamo un attimo: sta nevicando... poco, ma quella che vien giù è comunque neve.

 

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Davide è completamente ghiacciato: la tuta non tiene, si è inzuppata, e la temperatura lo sta irrigidendo per bene.

Ormai manca poco al Passo, e percorriamo gli ultimi tornanti a manetta: solita foto di rito e poi ci incamminiamo a salutare Zio Mario.

 

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In estate ed in inverno la funivia Falzarego – Lagazuoi porta i turisti su una delle più belle terrazze panoramiche delle Dolomiti, il Rifugio Lagazuoi, che con i suoi 2.742 metri è uno dei più alti delle Dolomiti.

Ma non si vede quasi nulla del bel panorama: nuvole ovunque, e la neve che confonde i contorni.

Ci sono pure dei problemi con i cavi di tenuta della cabinovia, e dobbiamo aspettare quasi mezz'ora il ritorno di Zio Mario: quando scende dalla cabina ci salutiamo calorosamente e ci mettiamo in posa per una serie di scatti.

 

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Nel frattempo continua a nevicare.

Veniamo informati del fatto che in quota ci sono già 15 centimetri di neve fresca, e allora via, di corsa, che a tutti non pare il caso di rischiare di rimanere bloccati... tanto meno a Davide, che sta letteralmente battendo i denti.

La discesa verso Cortina non crea particolari problemi, a parte le solite sbandate in curva; in un tornante a sinistra mi parte anche l'avantreno, e me la faccio quasi sulle mutande.

Fermata di rito per qualche fotografia alla Conca Ampezzana, pisciata liberatoria da una balaustra panoramica e poi di nuovo in salita, verso il Giau.

 

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Prima di ripartire mi faccio prestare una tanica di benzina per un rabbocco al volo: l'avevo consigliata a tutti, la tanica di riserva, e ovviamente sono stato l'unico a non portarla.

Abbiamo perso Fabrizio per strada, ma lo ritroviamo al Rifugio: sembra abbia appena smesso di nevicare, per fortuna, ma un vento freddo abbassa di brutto la temperatura.

 

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Un paio di foto e ci fiondiamo subito dentro il locale: ordiniamo bombardino per tutti, ottima bevanda a base di panna, Vov caldo e brandy. O rum. O whisky... comunque alcolica, in ogni caso bollente!

 

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Ci riprendiamo un po', ci scaldiamo e cerchiamo di fare il punto della situazione: come sempre è tardi, tardissimo, e dobbiamo ancora percorrere un bel po' di strada prima di raggiungere la prossimo meta, l'Insonnia.

La cosa divertente è che ci aspettano come minimo una trentina di tornanti solo per scendere verso la Val di Zoldo... decidiamo comunque di giocare la sorte e di rischiare di arrivare in clamoroso ritardo dai famosi fratelli ex giocatori di hockey, con tutte le conseguenze del caso.

L'ora successiva è solo concentrazione e qualche immancabile dritto: facciamo un attimo di sosta solo al Passo Staulanza, che fra le altre cose mi ero completamente dimenticato di inserire nel novero di quelli da percorrere.

 

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Arriviamo al ristorante dopo le 16: veniamo male apostrofati dai gestori del locale, che poi ci fanno comunque accomodare a un tavolo.

 

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Un tagliere di affettati e formaggi misti, un altro di polenta gialla, fiaschi di vino rosso, una scodella di “musetto” con il cren, pane, verdure sottaceto... chi vuole dell'acqua se la va a prendere in cortile, alla fontana, come da copione.

 

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Mangiamo tranquillamente, chiacchierando...

Siamo comprensibilmente stanchi, ma ci manca solo il Duran, e Fabrizio freme all'idea di percorrerlo sull'asciutto.

Ripartiamo pieni come uova, spendendo persino 15 euro a testa... cose dell'altro mondo!

 

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Tiro le marce al massimo, fin da subito: la salita verso il passo è in accentuata pendenza, tutta una curva, ma l'ho già percorsa parecchie volte e ormai me la ricordo discretamente.

Sono in terza a manetta, non riescendo a superare i 60 chilometri all'ora: mi impegno a pennellare le curve senza rallentare.

Sono concentratissimo.

A un certo punto sento il rumore di un'altra Vespa che si avvicina: alla prima curva a sinistra Fabrizio mi supera con facilità, sverniciandomi di brutto.

Non faccio in tempo a mandarlo a quel paese a voce alta, che vengo passato anche da Davide... ma allora ditelo, no?

Tutta questa fatica per non perdere velocità, e questi mi passano in accelerazione quando meglio credono.

Quando arrivo al Passo li vedo confabulare fra di loro toccando lo specchietto retrovisore della GTR: troppa foga, una piega eccessiva, e Fabrizio ha divelto con la spalla un paletto catarifrangente... per fortuna sono in plastica!

Ultima foto di gruppo al cartello e poi via di nuovo, in discesa.

 

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È l'ultimo tratto, è divertente da percorrere, l'asfalto è finalmente asciutto, corriamo come invasati... tutte le curve in piega, rettilinei a manetta, raggiungo e supero varie volte i 100 chilometri all'ora.

Decido di sfruttare l'ultimo rettilineo per superare un paio di “concorrenti”: mi butto giù a pesce sfruttando al massimo la discesa.

Dietro di me c'è Filippo con la ET3... non mi molla un istante.

Arrivo in vista della secca curva a destra e comincio a frenare di brutto scalando tutte le marce, bloccando la ruota un paio di volte, facendo fischiare lo pneumatico sull'asfalto.

Sono alla giusta velocità per impostare la curva, e mentre comincio a piegare sento dietro di me il rumore di una frenata al limite.

Con la coda dell'occhio vedo Filippo con la Vespa in scampanata che caccia un dritto da urlo, uscendo di strada, verso un prato.

Inchiodo e torno subito indietro, in tempo per vedere l'imolese percorrere lentamente un sentiero sterrato che lo riporta in strada.

Sorridendo dice che gli è andata bene: non ha incrociato nessuna macchina prima di uscire di strada e non c'erano fossati, alberi o trattori in traiettoria nel fuoristrada.

 

Chissà mai cosa sarebbe potuto succedere se avessimo avuto la “fortuna” di percorrere tutto il Raid sull'asciutto?

A mio avviso ci saremmo decimati già alla prima salita seria...

 

Arrivati a nuovamente ad Agordo ci fermiamo per un altro rifornimento.

Poi il velocissimo trasferimento verso Sedico, percorrendo tutta la stretta Valle del Cordevole nuovamente a manetta, sul filo dei 100 all'ora, un sorpasso dietro l'altro.

In un batter d'occhio siamo finalmente a Pedavena, davanti un paio di litri di Centenario e alle immancabili patatine fritte, come da copione.

 

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C'è una festa di musica celtica, o qualcosa del genere, in birreria... in ogni caso ci sono belle signorine che ballano.

Si beve, si spazzolano le patate, si beve, si scherza, si ride, si beve ancora...

 

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Nel momento di rilassamento ci rendiamo conto che ce l'abbiamo fatta: nelle peggiori condizioni meteorologiche, quasi sempre sotto acqua battente, a temperature prossime allo zero, in mezzo a una nevicata, sotto raffiche di vento gelido, con bassa visibilità...

 

Mancano ancora una cinquantina di chilometri per tornare a Castelfranco, ma ormai i giochi sono finiti.

Fabrizio, asociale come al solito, ci saluta appena rientrati a Feltre: tornerà direttamente verso Vittorio Veneto per un'altra strada.

Noi si deve percorrere la nuova tangenziale: Davide mi presta la sua Vespa per un tratto di strada.

A quel punto diventa il gioco degli scambi: tutti provano le vespe di tutti.

Personalmente mi diverto come un bambino a percorrere le curve della SR 348 a 120 all'ora: fantastica tenuta di strada, freni che frenano, motore scattante e con un allungo incredibile... mi vien voglia di buttare la 200!

Arriviamo a Castelfranco quasi alle 21: aiutiamo Filippo a caricare la Vespa sul pickup, un'ultima foto di rito e ci salutiamo.

 

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Che dire, quindi, di questo Raid?

Di sicuro mi son divertito... e molto, anche!

Bella compagnia, bel giro, bellissimi posti: 430 chilometri quasi tutti di curve e tornanti, ben 7 Passi Dolomitici, dei quali 4 sopra i 2.000 metri, mangiato ottimamente, bevuto anche meglio.

 

Unica nota dolente: non sono riuscito a percorrere più di 17 chilometri con un litro di benzina... e per fortuna le strade erano bagnate e bisognava andare piano! ;-)

 

1* Raid dei Passi - massimobonaldo's posterous

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  • 2 weeks later...

Apro il post per raccontare a chi è interessato la mia prima volta al raduno “scooter rally isle of wight”.

Provo subito descrivere in una parola l’intero raduno: “DIFFERENTE” o se volete “SPECIALE” insomma qualcosa di molto diverso dai raduni (del nord Italia) che oramai (mia signora permettendo :mogli:) frequento da alcuni anni, in particolar modo modo quelli S.I.R., a partire da quelli più “importanti” come l’isola d’Elba, fino a quelli che piccoli Vespa Club locali.

Beh comincio a raccontarvi l’esperienza, premetto che la prendo “alla larga” quindi spero di non annoiarvi se sarò un po’ troppo prolisso :mrgreen:.

Con alcuni amici del nostro Scooter Club, gente che frequenta i raduni da molto tempo, era da alcuni anni che ne parlavamo e quest’anno ci siamo presi per tempo, abbiamo organizzato la cosa per benino, e via siamo partiti alla volta della G.B. (o U.K. che fa più figo da dire :lol:).

Inizialmente volevamo andare su in scooter ma poi piano ferie alla mano ci siamo resi conto che ci sarebbe voluto troppo tempo, e poi provate a spiegare alle vostre mogli/ragazze/compagne che vi siete bruciati metà delle ferie di un anno per un raduno :mogli: :mogli:, senza dimenticare poi che (vista l’ultima Elba che abbiamo fatto con un albero motore rotto e un altro G.T. grippato) con i nostri amati insetti, seppur coccolati a dovere, il problema tecnico è sempre in agguato, e trovarsi per strada magari con un problema abbastanza serie e doversi arrangiare dovendo parlare in inglese o in francese, per noi monolingue sarebbe stato uno scoglio insormontabile. Quindi, siccome inizialmente dovevamo essere in 3, abbiamo noleggiato, con largo anticipo così da avere un bel sconto, un furgone bello capiente. Ma come si sa l’entusiasmo è contagioso e quindi si sono aggiunte altre 3 persone che naturalmente non trovavano spazio sul furgone, così come, nonostante le svariate prove e pedane rialzate costruite sul posto, riuscivamo a farci stare solo 5 scooter, uno avrebbe dovuto fare il passeggero, e cosi il giovane del gruppo (20 anni), mosso secondo me più che dall’entusiasmo dall’incoscienza della giovane età è partito in moto da solo con una px125e originale e con ben poche conoscenze meccaniche :crazy: :crazy:; mentre gli altri 2 si sono comodamente accomodati su un aereo aspettando di vedersi scaricare da noi i mezzi e i bagagli direttamente in Inghilterra.

Vi risparmio i dettagli del viaggio in furgone se non, giusto per indicarvi la strada,(essendo tutti di Trento) vi dico che abbiamo optato per passare per la Germania (in tal modo ci siamo anche risparmiati tutti i pedaggi autostradali inevitabili per arrivare fino al confine francese e tutti quelli delle autostrade francesi) Belgio, Francia, Calais, Dover ecc.. Vale invece la pena spendere due parole per le due splendide tappe di interesse scooteristico che abbiamo fatto.

La prima visita l’abbiamo fatta a Landsberg alla sede di S.I.P. Scooter Shop, e dato che un nostro amico (di madre lingua tedesca) che frequenta molto i raduni austriaci e bavaresi, conosceva un paio di loro, ci hanno fatto fare un bel giro turistico dell’intero complesso presentandoci un po’ tutti dai magazzinieri, ai commessi, ai centralinisti, fino anche al capo supremo. Sono rimasto prima di tutto stupito per quanto simpatici e alla mano fossero tutti, altro che Tedeschi chiusi e scontrosi, e grazie all’opera di traduzione del nostro amico, ci siamo fermati un bel po a ridere scherzare fare foto e naturalmente parlare di motori, e pensate che ad ogni argomento si prendevano la briga di andare in magazzino e prendere questo o quell’altro pezzo per farcelo vedere e discuterne meglio (così ho anche familiarizzato un po con il nuovo Polinone).

Il secondo motivo di stupore è stato la grandezza l’ordine e la perfetta organizzazione (questa volta molto teutonica) che regnava all’interno. Il magazzino era semplicemente enorme, ben organizzato e con ogni pezzo possibile ed immaginabile, insomma per un vespista robe da orgasmo. Tutto il magazzino era attraversato da diversi nastri trasportatori che portavano ordinatamente i pezzi alla zona imballaggi da dove venivano spediti in tutto il mondo. C’erano se non sbaglio almeno 6 o 7 centralinisti che parlavano un po’ tutte le lingue e con manuali tecnici e cataloghi alla mano insomma non un anonimo e impreparato call center, ma aveva proprio l’aria di essere un vero e proprio servizio al cliente. Come se non bastasse a fine tour c’hanno pure regalato un chilo di olio 100% sintetico a testa, e per condire il tutto quando hanno saputo che la nostra prossima tappa sarebbe stata il Lambretta Teile LTH a Stoccarda gli hanno telefonato avvertendoli che stavamo arrivando e di trattarci bene che eravamo loro amici, poi foto e saluti…

Così un po’ frastornati da un trattamento da Vip, ci siamo avviati verso Stoccarda. Arrivati all’LTH e con gli occhi ancora pieni delle grandezza di SIP, siamo rimasti nuovamente stupiti, a dispetto della sua fama e dei numerosi pezzi che vende anche auto prodotti, è praticamente una azienda “famigliare”, con un magazzino, neanche troppo grande, un angolo con l’officina, un meccanico, un volenteroso capo tutto fare, e un’altra dipendente, quello che invece non era cambiato era l’accoglienza la disponibilità e la simpatia, tanto che a fine tour ci hanno anche invitato a fermarci con loro per una grigliata di carne, ma questa è un’altra storia.

Trasferiamoci direttamente a Brighton, dove ci siamo ricongiunti con il resto della ciurma, compreso il temerario vespista solitario (che manco si era accorto di avere la frizione allentata e che ancora un po lo perdeva per strada, sempre se prima non rovinava l’albero :mrgreen:). Bellissima città e casualità volle che in quei giorni ci fosse pure un festival MOD, quindi ci siamo pure vissuti Brighton in stile Quadrophenia.

Ma veniamo finalmente al raduno vero e proprio. Scopriamo così le prime particolarità, innanzitutto non esiste una vera e propria iscrizione, niente moduli, aperitivi di ben venuto gadget omaggio o chissà ché. Diciamo che ha più l’aria di un festival che di un vero e proprio raduno.

Ci sono diverse serate musicali organizzate al palazzo del ghiaccio di Ryde nella parte nord dell’isola, e anche se non c’è una vera e propria sede del raduno Ryde è un po il paese fulcro dove la gente si ritrova e ci sono i principali eventi come il custom show.

Noi eravamo alloggiati in una pensione, ma tornassi indietro, anzi quando ci tornerò, credo che opterò per il campeggio. Il perché è presto detto: come già precisato non esiste una vera e propria iscrizione, però chi pernotta nel camping ha gratis: l’accesso alle serate (che altrimenti costerebbero 10 sterline l’una), l’ingresso al custom show (2 Sterline) e l’ingresso al fornitissimo mercatino adiacente al campeggio (3 Sterline). Il tutto pagando 18 sterline al giorno, in altre parole iscriversi al campeggio è come iscriversi al raduno e dormi in cappeggio quasi gratis, senza ricevere però i classici gadget ufficiali tipo toppa maglietta e spilla che si pagano a parte a prezzi comunque più che abbordabili. La controindicazione principale del campeggio (oltre al classico sovraffollamento dei bagni con conseguente ingresso solo ai forti di stomaco) è il tipico tempo inglese, aggiungerei amplificato dal fatto che ci si trova su un’isola, in altre parole il tempo cambia in continuazione e con una rapidità sorprendente, il che tradotto significa che piove almeno 2 o 3 volte al giorno (poi magari abbiamo avuto sfiga ma credo che l’Inghilterra sia sempre così). Quindi il campeggio, nonostante fosse su un bel prato all’inglese si trasforma rapidamente in un percorso ad ostacoli tra le pozzanghere e il fango, ma ripeto il prato mitiga moltissimo l’effetto fango, infatti una delle cose che mi hanno stupito è come un qualsiasi prato a bordo strada sia molto meglio del campo di San Siro... Diciamo quindi che vista l’esperienza penso che l’ideale sia andare in furgone in 2 o max 3 persone cosi da avere tutto lo spazio per poter dormire con dei bei materassi gonfiabili nel furgone all’asciutto e magari con fuori una verandina e pure il barbecue che sarebbe il top.

Veniamo un po’ all’atmosfera del raduno (sta volta non in senso meteorologico), di certo non è il posto per glia amanti dei conservati, la cosa che più si avvicina ad un conservato è un px come minimo bicolore con almeno quattro specchietti e qualche cromatura qua e là… Si potrebbe tranquillamente dire che è un po’ la fiera dell’eccesso scooteristico. In generale come ben saprete l’Inghilterra è il regno delle lambrette, non esagero se vi dico che un bon 80% erano cugine innocenti (o SIL camuffate) le vespe sono piuttosto rare e praticamente tutte px con le frecce, purtroppo, ma questo è solo il mio parere personale, la maggior parte di esse abbastanza pacchiane, mi diceva un ragazzo italiano che vive a Londra da diversi anni che tutto sommato qualche conservato ai mercatini si trova ancora ma loro lo prendono e senza alcun rimorso lo snaturano, e credetemi spendendo delle cifre veramente importanti per la customizzazione. Quando ho un attimo di tempo allegherò una corposa documentazione fotografica per farvi capire.

Un altro aspetto che mi porta a definire questo raduno come particolare, anzi forse il principale motivo, è proprio la diversità “dell’ambiente” scooteristico, è la prima volta che mi capita di andare ad un raduno ed essere uno dei più giovani (e dire che ho 32 anni insomma non più un bambino), li l’età media è decisamente elevata, azzarderei a dire ben sopra i 40, ho visto dei mitici vecchietti, che potrebbero essere tranquillamente già nonni da un pezzo, con le loro lambrette “moddizzate” con adagiata sul super sellino posteriore un’arzilla nonnetta che beve birra. Come dire generalmente da noi ad una certa età con moglie e figlie a casa uno incomincia a fare meno raduni e magari solo quelli vicini, e poi pian piano pur rimanendo fedele alla vespa esce un po’ dal giro dei raduni; li invece sembra quasi che non appena i figli sono abbastanza grandi da starsene da soli a casa il babbo e la mamma si comprano una bella lambratta, spendono i risparmi di una vita per personalizzarla e se ne vanno ai raduni. In ogni caso, a dispetto di quanto uno possa immaginare, non sono proprio tutti “mod’s” anche se i loro mezzi lo farebbero pensare.

Il custom Show invece potrebbe essere tranquillamente ribattezzato come “Esagerazione Show”. Preciso subito che si tratta di considerazioni personali, e magari a qualcuno quei mezzi piacciono, ma restano comunque mezzi da “salotto” nel senso che non credo che qualcuno andrebbe mai in giro con una lambretta (magari una normalissima li 3* serie) con, non esagero, 30.000 euro di lavori-cromature-aerograzie-serigrafie sopra. Quello che però devo ammettere è che piaccia o non piaccia si rimane a bocca aperta davanti alla consapevolezza di quanto lavoro tempo ed inventiva ci sia dietro ad ognuno di quei mezzi. Non mi dilungo oltre su questo aspetto perche credo che le foto parleranno da sole e molto meglio di quando io riesca a descrivervi.

Un’altra cosa che mi ha colpito particolarmente, è che se uno passa per Ryde la sera, non immaginerebbe mai di essere ad uno scooter raduno. Mi spiego meglio: sicuramente troverebbe un’orda incredibile di scooteristi (ma dei numeri e del colpo d’occhi parliamo dopo) ma non vedrebbe le moto… Immagino che tutti siano a conoscenza della proverbiale ed inesauribile sete di birra degli inglesi, ed infatti credo che in quei giorni si consumi l’equivalente in birra dell’acqua che sta nel canale della manica, ma nessuno e ripeto incredibilmente nessuno guida… Preciso subito che non si tratta affatto di una critica, anzi, è una cosa molto ammirevole e apprezzabile, anche perché in 4 giorni di raduno non ho mai visto un posto di blocco o un etilometro, quindi lo fanno più che per paura delle multe proprio per senso civico e questo è ancora più ammirevole, soprattutto alla luce del fatto che i mezzi pubblici erano notevolmente sottodimensionati rispetto al incredibile mare di persone che c’era con delle file per il taxi spropositate…

E con questa frase arriviamo proprio alla cosa che più di tutto colpisce chi ci va per la prima volta: ci sono un numero inimmaginabile di scooter, sentivo che stimavano sopra i 6000 mezzi, l’isola è praticamente requisita dagli scooteristi. Per farvi capire meglio alla partenza dello scooter run io non ero presente sono arrivato con almeno mezz’ora di ritardo, mi sono riparato in un bar perché cominciava a piovere, abbiamo discusso con i miei amici se partire o meno, abbiamo bevuto qualche birra, nel frattempo aveva smesso di piovere ed abbiamo deciso di aggregarci, insomma in totale avevamo già accumulato quasi un ora di ritardo sul primo partito, premetto che più che uno scooter run è una sfilata, nel senso che si procede piano piano, ma comunque sia non erano partiti nemmeno la metà dei mezzi (che bel gioco di parole ). Insomma IMPRESSIONANTE…. :orrore: :orrore: :orrore:

Rileggendo velocemente quanto ho scritto mi rendo conto di aver descritto le cose in maniera un po distaccata, come se non mi fossi divertito, in realtà la colpa è delle mie scarsa capacità di scrittore, infatti mi sono divertito un sacco. Poi può piacere o no ma sicuramente (tornando alla frase d’apertura) è “DIFFERENTE” e almeno una volta consiglio di vederlo con i propri occhi…

 

Naturalmente la descrizione del viaggio di ritorno ve la risparmio, anche se la considero parte integrante dell’esperienza del raduno, dopo tutto si sa che quando si viaggia con altri amici affiatati ci si diverte sempre e spesso il viaggio diventa una bella avventura….

 

Sege documentazione fotografica (spero di non avervi annoiati)

Ciao

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ADMIN

Bene, il concorso e' ormai chiuso, quindi lo staff si riunisce per deliberare! :ok:

 

A breve comunicheremo il nome del vincitore/i dei due concorsi.

 

Grazie a tutti i partecipanti e.. che vinca il migliore! :risata1:

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Board startup date: September 04, 2017 19:43:09
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