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Restauro raddrizzatore vespa 150 GS


Andrea L.
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Intento che si zinca la bulloneria del motore, effettuiamo un altro restauro un po' impegnativo, ma che fa la differenza tra un GS soprammobile ed un GS che si può usare senza preoccupazioni, parliamo del famigerato raddrizzatore a cristalli di selenio!!

Il raddrizzatore è il responsabile della rettificazione della corrente alternata proveniente dalla bobina del volano, che di conseguenza divente una corrente pulsante unidirezionale in grado di ricaricare la batteria. Quando questa funzione viene meno, la batteria non viene ricaricata correttamente e quindi più si usa la vespa più si scarica, questo è particolarmente grave per la GS dato che anche la bobina di alta tensione prende corrente dalla batteria, e quando questa è scarica non c'è più nemmeno corrente alla candela, quindi la vespa non parte manco a spinta. Ho invece appurato (e anche un altro frequentatore del forum) che se sia la bobina interna al volano che quella di alta tensione sono efficienti, la GS è in grado di viaggiare tranquillamente, a patto di tenere luci di posizione spente, non pigiare il freno dietro e non suonare il clacson, dato che tutti questi dispositivi prendono corrente sempre dalla batteria, e quando questa non c'è, rubano corrente alla bobina della candela facendo spegnere la vespa. Inoltre il motore non va sopra i 4500-5000 giri, ma questo è perfettamente normale, come specificato dal manuale di officina della GS (ma non c'è nessuno che li legge??:azz::azz::azz:), durante la prova del motore in "emergency running", ovvero senza batteria.

In conclusione l'efficienza del raddrizzatore per una GS è di fondamentale importanza, a meno che come detto prima si vuole tenere come soprammobile oppure... usa e getta!! Quando finisce la batteria, si scende e si va a spinta. La soluzione più semplice è sostituire il raddrizzatore al selenio con un ponte di diodi al silicio, in tal modo si risolve tutto, ho già effettuato due interventi del genere e la GS va benissimo, però qualche giorno fa mi sono chiesto, e se volessi mantenere il vecchio raddrizzatore per l'originalità, è possibile "rigenerarlo"??

Ecco come si presenta il raddrizzatore appena smontato dalla vespa.

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Innanzi tutto per chi non è del mestiere un po' di teoria. Come detto prima, la corrente proveniente dalla bobina all'interno del volano è alternata, ossia scorre prima in una direzione e poi in un'altra, ad una frequenza determinata dal numero di giri del motore (ad esempio quella di rete è fissa a 50 Hz, ossia 50 volte al secondo la corrente cambia verso). La batteria per ricaricarsi ha bisogno di corrente almeno unidirezionale, cioè che scorre da una sola parte, anche se ad impulsi non fa niente. Il modo più semplice per fare questa trasformazione è mettere un diodo, in sostanza una valvola unidirezionale, che permette alla corrente di scorrere in un solo verso, "segando" la parte negativa della corrente. In sostanza alla batteria arriva una corrente del tipo potitivo-nullo-positivo-nullo, etc, dove nullo è stata la semionda negativa della corrente proveniente dalla bobina che è stata tagliata dal diodo. Ci sono molte vespe che prevedono questi tipo di raddrizzatore, detto anche a singola semionda, dato che permette alla singola semionda positiva di arrivare alla batteria, elimindando quella negativa. Tra le altre c'è anche la 150 GS fino a numero telaio 62740. Questo però presuppone una grande perdita di carica che potrebbe essere mandata alla batteria, dato che la semionda negativa viene di fatto buttata via. Un modo migliore di sfruttare la corrente alternata è prendere anche la semionda negativa, girarla a testa in giù, in modo che diventi positiva, e quindi mandarla alla batteria. Come è facilmente intuibile la corrente inviata alla batteria è di intensità doppia. In effetti dal numero di telaio 62741 la 150 GS ha adottato questo sistema. Per effettuare questo processo servono quattro diodi, collegati a ponte di Graetz detto anche raddrizzatore ad onda intera. Non ci sono solo vantaggi, dato che la corrente deve attraversare due diodi per volta, si hanno maggiori perdite, dato che un diodo non è un interruttore ideale ma si mangia sempre qualcosa anche lui quando è attraversato dalla corrente, e sicuramente 4 diodi costano di più di uno. Comunque il vantaggio di poter sfruttare tutta l'onda alternata è molto maggiore.

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Il modo migliore per provare un diodo è il tracciacurve, ossia uno strumento con uno schermo dove appare la caratteristica tensione-corrente del componente in esame. Sull'asse y c'è la corrente, mentre sull'asse X c'è al tensione. Il componente diodo ideale dovrebbe avere corrente nulla fino a tensione 0, poi da tensione 0 un su dovrebbe avere resistenza nulla, per lasciare passare liberamente la corrente. Quindi linea orizzontale fino all'origine, poi linea verticale dopo. Naturalmente un diodi del genrere non esiste, però i moderni raddrizzatori al silicio, come questo BY126, si avvicinano molto. Come si vede dalla foto, la corrente inversa è nulla (naturalemte un po' ne passa, anche se dallo schermo non si apprezza) e questo è vicino al caso teorico, però la curva non si alza subito dopo il centro dello schermo, ma un po' dopo. Questo significa che è necessaria un po' di tensione per fare scorrere la corrente nel verso consentito dal diodo, in un'analogia idraulica sarebbe la pressione necessaria ad aprire una valvola unidirezionale.

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Tocca ora alla prova del raddrizzatore, naturalmente essendoci 4 diodi andranno provati tutti. Nelle foto sottostanti si vedono i risultati. Il primo diodi è in condizioni discrete, c'è un po' di corrente di perdita ma nulla di che preoccuparsi per un elemento al selenio, è perfettamente normale anche da nuovi. Il secondo diodi è praticamente in corto, c'è una notevole corrente di perdita, mentre gli ultimi due sono praticamente interrotti, non lasciando passare corrente né in un senso che nell'altro.

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A questo punto smontiamo il raddrizzatore, per farlo trapaniamo il ribattino cavo in ottone sul lato posteriore dal raddrizzatore. A questo punto è possibile scomporre il raddrizzatore, segnate il verso e la sequenza di tutti gli elementi, senza farlo è possibile rimontarlo seguendo lo schema e la logica del ponte di Graetz, ma bisogna essere pratici di elettronica!! L'elemento raddrizzatore è formato da uno strato di selenio disposto su un solo lato su tutto il lamierino di ferro che costituisce un terminale, e quindi da un piattello in ottone posto al centro, che costituisce l'altro terminale, rispettivamente anodo e catodo. Come si vede in foto c'è un anello più scuro di colorazione bluastra, dovuto al calore sviluppato nel funzionamento, che però non costituisce problema.

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A questo punto ho provato l'elemento raddrizzatore in sé collegando un terminale del tracciacurve alla lamierina di ferro e sfiorando con l'altro la faccia esposta dello strato di selenio e l'elemento si è dimostrato funzionante!! Come si vede dalla prima foto c'è poca corrente inversa e la corrente cresce subito quando la tensione diventa positiva.

Quindi il problema risiede nei piattelli di ottone, naturalmente essendo esposti bellamente all'aria e non sigillati, con il tempo si ossidano e non permettono un contatto sicuro con il selenio. Una bella passata di sidol per lucidare l'ottone e nella tenza foto si deve il risultato dell'elemento raddrizzatore con il piattello appoggiato. Per sicurezza ho dato una passata anche al selenio per eliminare la zona blu, ma ho notato che non è cambiato nulla.

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:applauso::applauso: ti seguo con interesse non tanto per il raddrizzatore della GS(che non ho:mrgreen:)ma per la spiegazione fantastica che hai dato! ed essendo l'elettricità il mio campo mi è di notevole interesse! anche se diciamo che sotto i 220V a regola dovrò lavorarci assai poco!
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Purtroppo non sono riuscito a recuperare l'elemento in forte perdita, probabilmente lo strato di selenio si è danneggiato. Disponendo però di un altro raddrizzatore, ho smontato pure quello, e ho notato una brutta cosa, dovuta forse al collegamento dei poli della batteria al contrario!! Il piattello in ottone e lo strato di selenio si sono fusi e bruciacchiati, quindi se avete il raddrizzatore originale al suo posto state attenti a come colegate la batteria. Gli altri tre elementi erano però buoni, quindi ne ho preso uno, disossidato e messo sull'altro raddrizzatore. A questo punto ho chiuso il tutto con una vite provvisoria e sono passato di nuovo al tracciacurve. Come si vede dalle foto, tutti a quattro i diodi sono adesso efficienti.

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Per essere sicuri ho misurato anche la corrente di perdita tra il positivo ed il negativo del raddrizzatore, e ho ottenuto il valore di 1 mA a 6 volt e 7 mA a 20 volt, valori perfettamente nella norma per un raddrizzatore al selenio e nei limiti riportati sul manuale officina piaggio (1 mA a 6 volt a 10 mA a 20 volt). A questo punto si potrebbe montare, previa ricostruzione e ribattitura del perno centrale in ottone, ma chi si fida?? Sinceramente nemmeno io... oggi funziona, ma fra una settimana, fa un mese?? Per la GS è una cosa troppo delicata...

A questo punto si potrebbe pensare che avrei potuto fare a meno di scrivere il post, però secondo me un po' di conoscenza non fa male, no?? Inoltre ho in mente un'altra soluzione che permetterà di ricostruire il raddrizzatore e di poterlo usare in tutta tranquillità e originalità... la pubblicherò a breve!!

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Per essere sicuri ho misurato anche la corrente di perdita tra il positivo ed il negativo del raddrizzatore, e ho ottenuto il valore di 1 mA a 6 volt e 7 mA a 20 volt, valori perfettamente nella norma per un raddrizzatore al selenio e nei limiti riportati sul manuale officina piaggio (1 mA a 6 volt a 10 mA a 20 volt). A questo punto si potrebbe montare, previa ricostruzione e ribattitura del perno centrale in ottone, ma chi si fida?? Sinceramente nemmeno io... oggi funziona, ma fra una settimana, fa un mese?? Per la GS è una cosa troppo delicata...

A questo punto si potrebbe pensare che avrei potuto fare a meno di scrivere il post, però secondo me un po' di conoscenza non fa male, no?? Inoltre ho in mente un'altra soluzione che permetterà di ricostruire il raddrizzatore e di poterlo usare in tutta tranquillità e originalità... la pubblicherò a breve!!

 

Posta posta! :Ave_2::Ave_2:

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Si, come detto nell'introduzione li ho montati in due GS 150 ed in un GS 160 e funzionano perfettamente, l'unico problema è l'estetica che non è il massimo rispetto alle lamelle del raddrizzatore al selenio originale. Tutto qui il succo di questa discussione.

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Io mi sono fatto prestare il GS di un amico e ho montato il raddrizzatore al silicio, per quanto riguarda l'affidabilità, io non ho avuto alcun problema con quasi 2000 km. Circa 500 li ho fatti con una batteria yuasa, quelle piccole quadrate, poi ho preso la batteria a libro tipo originale dal pascoli, non l'ho nemmeno caricata, l'ho attaccata, alla prima pedalata la vespa è andata in moto e ci ho fatto fino ad ora circa 1500 km senza attaccarci un caricabatterie e con le posizioni sempre accese. Come già detto in un altro post, la vespa sta accesa anche senza batteria, per cui gli ingegneri piaggio l'avevano studiata giusta!!!

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Bene bene, prima di partire per un giretto ho sempre cercato di essere in qualche modo in grado di ritornare a casa se la Vespa mi avesse abbandonato "non mi allontanavo mai tanto ". Domenica sentendomi tranquillo mi sono azzardato a fare molta + strada e devo dire che mi sono proprio divertito. Anch'io giro con le luci di posizione accese, no problem batteria sempre OK.

Ho provato a levare il filtro a paglietta metallica del carburatore, sembra andare meglio.... A mio parere la GS è la vespa Più bella da guidare :ok:

Marino:ciao:

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Il raddrizzatore montato sulla vbb1t è di tipo a singola semionda, per cui si può sostituire con un semplice diodo oppure puoi usare il ponte intero sfruttando solo un diodo su quattro. Su questo stesso sito è presente una guida che riguarda il tuo caso.

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  • 4 months later...

Salve a tutti, non vi preoccupate, non ho abbandonato il restauro del raddrizzatore, ho solo qualche difficoltà a trovare qualcuno che può tagliarmi le pistre del raddrizzatore e bucarle con una certa precisione. Ho provato a farle col flessbile, ma basta una minima differenza di dimensione e quano sono montate una sull'altra si vede a dismisura!! Ho provato a farle fare ad una carpenteria con la cesoia ed il punzone, ma stesso discorso!!

Penso ci voglia una cesoia e punzonatrice cnc oppure ancora meglio il laser... ne farò tagliare un'ottantina, in modo da riuscire a fare 20 raddrizzatori, poi si vedrà... pensate che un discorso del genere potrebbe interessare a qualcuno?? Alla fine ci si trova con un raddrizzatore in tutto e per tutto identico all'originale, compreso colore e scritte stampate, chiusura con l'occhiello ribattuto etc, però efficiente come un ponte di diodo moderno al silicio!! Per fare questa operazione avrei bisogno del raddrizzatore vecchio, per recuperare le piastrine di collegamento, le rondelle interne e la rondella elastica di massa.

Abbiate fede e sarete ripagati!!!

PS

nel frattempo nessuno sa se qualcuno vende il coperchio del raddrizzatore di tipo grande (quello per coprire il raddrizzatore del tipo di questo topic per capirci) riprodotto ma bene?? Ne ho visto alcuni in fiera a Novegro, ma fanno paura perchè i lembi dei 4 angoli sono saldati invece di essere ricavati da uno stampaggio unico e si vede tutta la saldatura. Oppure nessuno ne ha uno in più originale??

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Ciao

da quello che vedo tu hai un vs4, per cui raddrizzatore più piccolo e quadrato, per questi mi devo organizzare dato che non ne ho mai avuto uno sottomano, avrei bisogno di un campione... non è che te ne avanza uno?? Mi servirebbe abbastanza bello dato che devo scannerizzare le scritte.

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